In caso di valanga, i soccorritori devono intervenire rapidamente per salvare vite. In questa lotta contro il tempo, hanno trovato nei cani dei preziosi alleati. Scoprite l’incredibile storia dei cani da valanga, le loro caratteristiche e la formazione che devono seguire. È proprio il caso di dirlo: il cane è il migliore amico dell’uomo!
Benché sia impossibile risalire alla data precisa del primo salvataggio in montagna da parte di cani, la storia ricorda Barry I, che a inizio 1800 prestò servizio all’Ospizio del Gran San Bernardo salvando la vita a una quarantina di persone smarrite nella zona. Per quanto riguarda l’organizzazione dei salvataggi, è rimasto negli annali quello del 1937-1938, che ha permesso di soccorrere diciotto giovani nell’Oberland bernese. I primi diciassette furono trovati rapidamente, mentre le ricerche dell’ultimo non dettero alcun esito finché per puro caso i soccorritori non notarono che Moritzli, il cane di uno di loro, pareva percepire qualcosa sotto la neve. Fu così che anche l’ultimo disperso fu trovato, e quando Ferdinand Smutz, rinomato cinofilo, sentì parlare del fatto, ebbe la brillante idea di cominciare a formare dei cani da salvataggio. La prima brigata di intervento fu creata nel 1949. Con il progresso dei mezzi tecnici, sono evolute anche le operazioni di salvataggio e la formazione dei cani, che ora include la calata dall’elicottero e l’elisoccorso mediante argano, operazioni oggi gestite dal Soccorso Alpino Svizzero.
Abbiamo tutti presente l’immagine del San Bernardo con il suo barilotto al collo, ma in realtà le razze di cani da valanga sono più di una, come ben si può notare osservando le squadre di intervento: dal pastore belga al golden retriever, dal pastore tedesco al border collie, ai meticci in generale. L’importante è che abbiano fiuto e una buona condizione fisica, che siano obbedienti e interessati al gioco, e soprattutto che abbiano il physique du rôle. I cani da valanga, infatti, senza offesa a Barry, devono essere atletici e non pesare più di trenta chili. Ma nemmeno le razze troppo piccole sono accettate, in ragione delle condizioni in cui avvengono gli interventi.
L’organizzazione cantonale vallesana di soccorso (OCVS) tiene corsi per cani da valanga e padroni pensati proprio per il lavoro in coppia. L’ammissione è soggetta a determinate condizioni, ad esempio l’età dell’animale (uno-tre anni), buone condizioni di salute e l’educazione di base. Il futuro soccorritore a quattro zampe deve conoscere a menadito gli ordini principali, spesso già da quando ha tre mesi. Quando compie un anno, il padrone può iscriverlo alla formazione dell’OCVS per prepararsi all’esame d’entrata composto di prove di obbedienza, docilità e di fiuto delle tracce. Il cane deve saper spostarsi con o senza guinzaglio, rispondere correttamente agli ordini (p.es. seduto/sdraiato), riportare gli oggetti ed essere particolarmente socievole. Si consiglia inoltre di sterilizzare le femmine. Per essere ammessi alla formazione, i candidati devono soddisfare almeno l’80% dei requisiti. In seguito, padrone e animale seguono un addestramento di un anno e mezzo comprendente varie prove, la maggior parte basata sul gioco, come imparare a spostarsi abilmente tra gli sci, farsi portare in spalla e non aver paura dell’elicottero, con richiami annuali per mantenere le competenze.
I cani di salvataggio non devono lasciarsi turbare dalle condizioni metereologiche o da altri esemplari nei dintorni. Quando indossano il pettorale, capiscono che si fa sul serio, e il guinzaglio è il segnale che li fa schizzare dovunque li porti il loro fiuto con quella sicurezza e rapidità che permettono di salvare vite. Il ritmo sostenuto delle ricerche è molto stancante per l’animale, che ogni venti minuti deve poter risposarsi per recuperare capacità olfattive e concentrazione.
Il cane da valanga è un alleato ideale che completa alla perfezione le competenze dei soccorritori umani. Un grande grazie a tutti loro.